Non c'è più niente per cui valga la pena di scrollarsi, di rimettersi in viaggio. Così resto sdraiato sul letto, chiudo gli occhi e le
immagini che prendono forma in questa parodia di campo visivo sono immagini di altre camere d'albergo, i soffitti bassi e le stampe alle pareti, la carta a fiori,
i quadri dozzinali, le file di stampelle vuote, le lampade fioche, l’odore di
chiuso, di polvere; in tutte quelle stanze tanto simili da apparire indistinguibili, mi figuro schiacciato dallo stesso
silenzio, la mia figura si confonde, si fa anonima, un fruscio stropicciato di
lenzuola, un'ombra, l’alone di una macchia sul tappeto, poi più niente.
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